Tuesday, June 21, 2011

spunti di svista - quarta puntata

quindi, a sorpresa, la settimana scorsa sono dovuta andare a Grossharthau

io sono sicura di averlo pronunciato come le mie orecchie lo hanno sentito, ma l'impiegata delle ferrovie della DB non era d'accordo. mi ha guardata come se le avessi ruttato in faccia e mi ha chiesto di ripetere dove dovessi andare... senta, non mi faccia citare totò e il suo "noio volevam sauar l'indiriss" o il "per andare dove dobbiamo andare, dove dobbiamo andare?"

mi lasci gentilmente in pace e faccia un piccolo sforzo. Grossharthau, le ripeto. aaaah, intende dire Grosshartahau?

ora ti stacco le lentiggini a morsi, personaggia di discutibile utilità.


insomma, finalmente sono salita sul treno dove avrei poi incontrato la terapeuta. alla fermata di Grossharthau siamo scese giustamente solo io e lei. l'incontro era perfetto e infallibile.

mi sarei potuta anche incazzare quando abbiamo camminato e camminato per questo paese dirette alla Praxis della gentil terapeuta fino ad avere male dentro ai miei bellissimi sandaletti. ma come si fa ad incazzarsi se il sole splende, gli abitanti sorridono e salutano (come é giusto nei paeselli dove tutta un'altra legge universale vige) i muratori si fermano a controllare chi siamo. il sorriso vien da sè.

e ho sorriso tantissimo anche quando ho appreso che avrei condotto il colloquio in giardino, di fianco ad un incantevole laghetto, pieno di ninfee. pareva un quadro di monet. almeno fino a quando una bestia enorme non ha effettuato un tuffo carpiato mentre preparavo i miei Fragebögen. mi é venuto un colpo. capisco che ci siano i pesci nel laghetto. ma il mostro di loch ness non era una leggenda?

purtroppo l'intervista non é andata a buon fine. la paziente ha sicuramente bisogno di aiuto, ma forse piú semplicemente di un calcione nel sedere perchè é una 26enne che vuol vivere in pensione e preoccuparsi solo di fare la spesa insieme alla sua mamma. e la cara mamma non ci ha mollate neppure per un minuto. quanto avrei voluto dirle ció che pensavo. invece ho sorriso, le ho ringraziate e ho invitato la terapeuta a fare sí una terapia, ma per dividere le due gemelle siamesi...

se almeno le mie vesciche fossero servite a portare una nuova paziente a bordo, la giornata avrebbe avuto un sapore piú intenso.

o forse mi sarebbe pesato meno aspettare 50 minuti il treno. certo. anche a Grossharthau passa solo una volta ogni ora.... la custode della stazione, donna di stazza non indifferente, armata di scopa di saggina e di un unico enorme dente, mi ha comunicato qualcosa che ho capito solo grazie alle circostanze. guardando il cielo che stava cambiando, credo volesse avvisarmi dell'arrivo del temporale. era ancora cosí soleggiato che pensavo che il suo dente del giudizio si fosse forse confuso. invece no. la donnona aveva ragione. la scena era identica ad una situazione vissuta a Uboldo, dove vive mia sorella. mi trovavo sul balcone dove c'erano i panni stesi e una vicina di casa mi ha gridato "sta lambadando" che in dialetto, credo siciliano/calabrese/napoletano, non saprei,  sta per "ci sono i lampi sta per piovere attenta ai panni". é sceso un acquazzone potente. per fortuna mentre sedevo giá in treno, accanto ad una ragazza che somigliava ad una madonna e che studiava quadri. ho riconosciuto renoir che mi ha riportata alla lezione di storia dell'arte. materia che ho a modo mio adorato.

due giorni dopo le mie scorribande mi hanno riportata in quel di Freiberg. dove presto anche la panettiera mi riconoscerá. mi sono concessa una granita alla fragola. l'alternativa era una granita blu. si sa che blu é il mio colore preferito, ma mi sono immaginata a fare il colloquio diagnostico con la lingua blu. neee. nicht in ordnung.

Freiberg ha una viuzza di negozi che mi ha ricordato tanto Ulm. la cara vecchia Ulma. dove peró generalmente non passeggiavo e non bevevo granite in solitudine. ho finto di avervi accanto e mi siete mancati tutti moltissimo.

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