sono sempre più perplessa
ora che ho visto la Polonia con i miei occhi, stento a crederci
il pensiero ricorrente in terra polacca è stato "riesce ad essere bella e assurda a volte persino peggio dell'Italia"
lasciamo stare il fascino del paese che vive ancora nel passato, con le casette nelle praterie, le bestie che girano come persone, i cavi della luce e del telefono usciti dal set di un film degli anni 50
perché è sempre innegabile che la campagna polacca e puzzosa di cacca di vacca che sia, rimane una bellissima realtà
ciò che comunque rimarrà impresso è il livello di vodka che i polacchi riescono a raggiungere senza finire in coma etilico, la loro voglia di festeggiare (davvero senza precedenti) e la loro... italianità
sì. ho trovato i polacchi come veri e propri italiani nel rapporto uomo/donna (dettagli a seguire) e italiani della peggior specie nei lavori pubblici
se tu vai a comprare il biglietto del treno e non parli polacco, l'impiegata delle ferrovie piuttosto ti dice che non esiste il treno che devi prendere, ma sbattersi non è il primo dei suoi pensieri. la frase con cui tutti, ma proprio tutti, si tirano fuori è "deve andare dal collega". sì io dal collega ci vado, ma il collega dello sportello accanto mi ha tirato giù la tenda in faccia... quindi cosa faccio? "do u speak english?" ovviamente no. "sprechen Sie Deutsch?" sì, ma fingo di non capire per non sbattermi. salvata inverosimilmente utilizzando una parola russa... (e purtroppo non sto scherzando) ... " где " che sta per "dove"
vaaaa bene. ma non è tutto. mentre come una trottola scendo da un treno e cerco di decifrare i cartelloni rotti per saltare sul treno giusto che mi porti a casa... mi viene la strana idea di chiedere aiuto. chiedo aiuto ad un ragazzo che guarda i cartelloni. mi risponde in inglese e io credo che sia un segno del cielo. invece in Polonia conviene diffidare a priori, anche se è brutto farlo. bene, il piccolo aiutante di babbo natale, altri non era che quel weirdo del cazzo che tu speri di non incontrare mai. e ovviamente a chi mi rivolgo nella disperazione? proprio a lui. il mio magnete per i minchioni è sempre ON. dunque, il tizio finge di volermi aiutare ma in realtà non fa che farmi perdere tempo e correre verso un treno sbagliato, che ho quasi preso, che altri non era che il SUO treno. nuove tecniche di abbordamento polacche: fingere di dare informazioni ad uno straniero per portarlo invece a casa propria... quando mi sono accorta di essere solo caduta nella tela del ragno ho preso la mia valigia con scatto felino ed agile mossa e ho corso con il cuore in gola per non perdere il mio treno di merda che mi riportava al confine con la Germania... che non è certo casa, ma almeno ha i cartelli scritti in una lingua che posso decifrare e se chiedi informazioni puoi stare certo che la persona non voglia abbordarti... non avrei mai pensato di dirlo, ma in quei momenti apprezzi il distacco crucco.
insomma.
mentre volo agilmente, aka come un pollo alato, verso il treno, riesco a salire appena in tempo. in un bagno di sudore. paonazza. e con la gonna incastratasi nella valigia e magicamente sfilacciatasi notevolemente. modello pubblicità della Martini (credo...) ve la ricordate? dove la tizia si alza, il vestito è incastrato nella sedia ma lei troppo figa continua a camminare e rimane con le chiappe al vento. ecco. diciamo che però di sexy non c'era nulla. solo tutto l'imbarazzo del mondo. e la gonna rotta.
finalmente mi siedo in treno. dove mi prende un attacco di tosse che non termina mai più. sto appunto tossendo ancora adesso. sono riuscita nell'impresa. l'impresa di ammalarmi. (scoprendo solo oggi che si tratta un bellissimo virus...)
ma non credo sia stata la corsa. forse il bagno prima nel lago e poi nel Mare Baltico, considerati il vento e le temperature decisamente non tipiche di Agosto... un bel biglietto per l'influenza. biglietti preeeegoooo!!!! (più celere del biglietto per Dresda, anyways...)
una telefonata e una risata raccontando i dettagli dell'accaduto, cambiano repentinamente lo svolgersi dei fatti... quasi a dimostrarmi che in fondo, la ruota gira e non sempre ti schiaccia le dita mentre gira...
quando giungo finalmente a Berlin e mi sembra di essere tornata alla civiltà dopo una lunga assenza... noto che c'è un treno per Dresden che essendo in ritardo, capiterebbe proprio a fagiolo per me... tutti si ammassano a causa del ritardo. nella folla mi viene in mente di salire e fregarmene che il mio biglietto non è adatto ad un treno ad alta velocità.
stanca. puzzolente. malata. ingannata. volevo solo tornarmene a casa mia. pronta a giocare la carta del "io proprio non lo sapevo, se crede, mi butti pure dal treno in corsa". prima fermata Dresden. biglietto per Dresden. per favore. abbia pietà.
l'omino mi trova. convalida la corsa e mi dice persino che più avanti c'è un posto. e mentre penso a quanta sete ho (perché tossire secca tutte le fauci fastidiosamente) ma che non posso mollare il bagaglio per andare al vagone ristorante... ecco. ecco che arriva il carretto delle bevande. sono così in riunione con il cosmo che decido persino di regalarmi un taxi per andare a casa.
non so se si possa chiamare happy ending. ma guardando ai momenti trascorsi, alle risate intorno al fuoco, al "sì" davanti all'altare, e a me... che non lo sapevo affatto, ma a quanto pare sono il tipo che si commuove ai matrimoni...
era tutto, ma proprio tutto, totally worth it.
ora che ho visto la Polonia con i miei occhi, stento a crederci
il pensiero ricorrente in terra polacca è stato "riesce ad essere bella e assurda a volte persino peggio dell'Italia"
lasciamo stare il fascino del paese che vive ancora nel passato, con le casette nelle praterie, le bestie che girano come persone, i cavi della luce e del telefono usciti dal set di un film degli anni 50
perché è sempre innegabile che la campagna polacca e puzzosa di cacca di vacca che sia, rimane una bellissima realtà
ciò che comunque rimarrà impresso è il livello di vodka che i polacchi riescono a raggiungere senza finire in coma etilico, la loro voglia di festeggiare (davvero senza precedenti) e la loro... italianità
sì. ho trovato i polacchi come veri e propri italiani nel rapporto uomo/donna (dettagli a seguire) e italiani della peggior specie nei lavori pubblici
se tu vai a comprare il biglietto del treno e non parli polacco, l'impiegata delle ferrovie piuttosto ti dice che non esiste il treno che devi prendere, ma sbattersi non è il primo dei suoi pensieri. la frase con cui tutti, ma proprio tutti, si tirano fuori è "deve andare dal collega". sì io dal collega ci vado, ma il collega dello sportello accanto mi ha tirato giù la tenda in faccia... quindi cosa faccio? "do u speak english?" ovviamente no. "sprechen Sie Deutsch?" sì, ma fingo di non capire per non sbattermi. salvata inverosimilmente utilizzando una parola russa... (e purtroppo non sto scherzando) ... " где " che sta per "dove"
vaaaa bene. ma non è tutto. mentre come una trottola scendo da un treno e cerco di decifrare i cartelloni rotti per saltare sul treno giusto che mi porti a casa... mi viene la strana idea di chiedere aiuto. chiedo aiuto ad un ragazzo che guarda i cartelloni. mi risponde in inglese e io credo che sia un segno del cielo. invece in Polonia conviene diffidare a priori, anche se è brutto farlo. bene, il piccolo aiutante di babbo natale, altri non era che quel weirdo del cazzo che tu speri di non incontrare mai. e ovviamente a chi mi rivolgo nella disperazione? proprio a lui. il mio magnete per i minchioni è sempre ON. dunque, il tizio finge di volermi aiutare ma in realtà non fa che farmi perdere tempo e correre verso un treno sbagliato, che ho quasi preso, che altri non era che il SUO treno. nuove tecniche di abbordamento polacche: fingere di dare informazioni ad uno straniero per portarlo invece a casa propria... quando mi sono accorta di essere solo caduta nella tela del ragno ho preso la mia valigia con scatto felino ed agile mossa e ho corso con il cuore in gola per non perdere il mio treno di merda che mi riportava al confine con la Germania... che non è certo casa, ma almeno ha i cartelli scritti in una lingua che posso decifrare e se chiedi informazioni puoi stare certo che la persona non voglia abbordarti... non avrei mai pensato di dirlo, ma in quei momenti apprezzi il distacco crucco.
insomma.
mentre volo agilmente, aka come un pollo alato, verso il treno, riesco a salire appena in tempo. in un bagno di sudore. paonazza. e con la gonna incastratasi nella valigia e magicamente sfilacciatasi notevolemente. modello pubblicità della Martini (credo...) ve la ricordate? dove la tizia si alza, il vestito è incastrato nella sedia ma lei troppo figa continua a camminare e rimane con le chiappe al vento. ecco. diciamo che però di sexy non c'era nulla. solo tutto l'imbarazzo del mondo. e la gonna rotta.
finalmente mi siedo in treno. dove mi prende un attacco di tosse che non termina mai più. sto appunto tossendo ancora adesso. sono riuscita nell'impresa. l'impresa di ammalarmi. (scoprendo solo oggi che si tratta un bellissimo virus...)
ma non credo sia stata la corsa. forse il bagno prima nel lago e poi nel Mare Baltico, considerati il vento e le temperature decisamente non tipiche di Agosto... un bel biglietto per l'influenza. biglietti preeeegoooo!!!! (più celere del biglietto per Dresda, anyways...)
una telefonata e una risata raccontando i dettagli dell'accaduto, cambiano repentinamente lo svolgersi dei fatti... quasi a dimostrarmi che in fondo, la ruota gira e non sempre ti schiaccia le dita mentre gira...
quando giungo finalmente a Berlin e mi sembra di essere tornata alla civiltà dopo una lunga assenza... noto che c'è un treno per Dresden che essendo in ritardo, capiterebbe proprio a fagiolo per me... tutti si ammassano a causa del ritardo. nella folla mi viene in mente di salire e fregarmene che il mio biglietto non è adatto ad un treno ad alta velocità.
stanca. puzzolente. malata. ingannata. volevo solo tornarmene a casa mia. pronta a giocare la carta del "io proprio non lo sapevo, se crede, mi butti pure dal treno in corsa". prima fermata Dresden. biglietto per Dresden. per favore. abbia pietà.
l'omino mi trova. convalida la corsa e mi dice persino che più avanti c'è un posto. e mentre penso a quanta sete ho (perché tossire secca tutte le fauci fastidiosamente) ma che non posso mollare il bagaglio per andare al vagone ristorante... ecco. ecco che arriva il carretto delle bevande. sono così in riunione con il cosmo che decido persino di regalarmi un taxi per andare a casa.
non so se si possa chiamare happy ending. ma guardando ai momenti trascorsi, alle risate intorno al fuoco, al "sì" davanti all'altare, e a me... che non lo sapevo affatto, ma a quanto pare sono il tipo che si commuove ai matrimoni...
era tutto, ma proprio tutto, totally worth it.
bewll'episodio :)
ReplyDelete:) sono contenta ti piaccia!
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