come una sorta di segno del destino, anche se non sono fatalista, continuo a ritrovarmi a contatto con la nuova generazione
da una parte perché il mio compagno ha una bambina di 8 anni
dall'altra perché una scuola per bambini bilingue (se non trilingue) mi ha chiesto di lavorare per loro e ho trascorso una interessante giornata a contatto con questi piccoli mostri, con e senza origini italiane, che imparano l'italiano come seconda, terza o quarta lingua
"che bella la tua... come si chiama?" -"treccia"
"che bella la tua treccia. anche io piace, fammi una"
io non so descrivere la sensazione provata nel rivolgermi a questi piccoli esseri umani nella mia lingua madre e vederli capire, rispondere o cercare di rispondere con le conoscenze a loro disposizione
non credo si tratti di orologio biologico perché più sono a contatto con i bambini, più mi rendo conto di quale enorme responsabilità sia diventare genitore e forse, occorre non pensarci affatto per decidere di mettere al mondo una vita
credo si tratti piuttosto di un fascino legato al surrealismo della situazione
essere in California, lontanissimi dall'Italia e giocare in cortile con questi piccoli grilli parlanti che mi chiedono di fare una gara di corsa
"ah, diamine, non potevate chiedermi di meglio, io sono terribile a disegnare, ma se c'è una cosa che so fare è una gara di corsa... ecco, vi faccio vedere come si fa la partenza"
le piccole polpette saltellanti mi hanno osservata a bocca aperta e immediatamente si sono messi sui blocchi gridando "pronti, partenza, viaaaa"
il mio cuore è letteralmente esploso di gioia quando tutti i bambini del cortile si sono messi a fare a gara con partenza in italiano
le risate sono poi arrivate con le false partenze e i piccoli aiutini per far vincere anche i più piccini
"non si può vincere sempre, l'importante è dare il meglio di se stessi"
poi ovviamente, se la maestra arriva per ultima, la soddisfazione è maggiore ;)
PS la piccola A. mi ha chiesto come mai l'altra maestra riesce a catturarla e invece contro di me ha vinto... "beh, A. io corro molto veloce, quindi penso che tu sia diventata troppo forte, ecco come mai. e comunque brava, sono fiera di te, hai corso contro i maschi, meriti un premio speciale come unica donna gareggiante"
grandi sorrisi.
qualche caduta che serve ad imparare a rialzarsi.
qualche discussione sul podio.
un'eco della mia Patria che non avevo programmato.. "pronti, partenza, via!".
da una parte perché il mio compagno ha una bambina di 8 anni
dall'altra perché una scuola per bambini bilingue (se non trilingue) mi ha chiesto di lavorare per loro e ho trascorso una interessante giornata a contatto con questi piccoli mostri, con e senza origini italiane, che imparano l'italiano come seconda, terza o quarta lingua
"che bella la tua... come si chiama?" -"treccia"
"che bella la tua treccia. anche io piace, fammi una"
io non so descrivere la sensazione provata nel rivolgermi a questi piccoli esseri umani nella mia lingua madre e vederli capire, rispondere o cercare di rispondere con le conoscenze a loro disposizione
non credo si tratti di orologio biologico perché più sono a contatto con i bambini, più mi rendo conto di quale enorme responsabilità sia diventare genitore e forse, occorre non pensarci affatto per decidere di mettere al mondo una vita
credo si tratti piuttosto di un fascino legato al surrealismo della situazione
essere in California, lontanissimi dall'Italia e giocare in cortile con questi piccoli grilli parlanti che mi chiedono di fare una gara di corsa
"ah, diamine, non potevate chiedermi di meglio, io sono terribile a disegnare, ma se c'è una cosa che so fare è una gara di corsa... ecco, vi faccio vedere come si fa la partenza"
le piccole polpette saltellanti mi hanno osservata a bocca aperta e immediatamente si sono messi sui blocchi gridando "pronti, partenza, viaaaa"
il mio cuore è letteralmente esploso di gioia quando tutti i bambini del cortile si sono messi a fare a gara con partenza in italiano
le risate sono poi arrivate con le false partenze e i piccoli aiutini per far vincere anche i più piccini
"non si può vincere sempre, l'importante è dare il meglio di se stessi"
poi ovviamente, se la maestra arriva per ultima, la soddisfazione è maggiore ;)
PS la piccola A. mi ha chiesto come mai l'altra maestra riesce a catturarla e invece contro di me ha vinto... "beh, A. io corro molto veloce, quindi penso che tu sia diventata troppo forte, ecco come mai. e comunque brava, sono fiera di te, hai corso contro i maschi, meriti un premio speciale come unica donna gareggiante"
grandi sorrisi.
qualche caduta che serve ad imparare a rialzarsi.
qualche discussione sul podio.
un'eco della mia Patria che non avevo programmato.. "pronti, partenza, via!".